È stato un Natale speciale quello trascorso all’Opera Don Guanella di Roma, centro di eccellenza per la riabilitazione nei disturbi del neurosviluppo, un luogo che accoglie uomini e donne dimenticati dalla società. A fare visita ai malati sono giunti, nelle giornate a cavallo di Natale, l’assessore alla Salute del Lazio, Alessio D’Amato, l’assessore alle Politiche Sociali di Roma Capitale, Barbara Funari, il direttore generale ASL RM1 , Angelo Tanese e il direttore generale dell’Associazione Religiosa Istituti Socio Sanitari, Mauro Mattiacci. Ad accoglierli, lo psichiatra e direttore sanitario e clinico scientifico dell’Istituto, professor Tonino Cantelmi insieme al suo staff. Ma i veri protagonisti sono stati i ragazzi ospiti della struttura, felici di essere, per una volta, al centro di un evento importante. Ha parlato di una visita straordinaria Alessio D’Amato arrivato al Don Guanella anche prima dell’orario previsto. «È stata una mattinata bellissima e molto intensa.
Ho avuto modo di confrontarmi con gli operatori ma soprattutto con gli ospiti e i familiari. Abbiamo parlato a lungo – ha detto l’assessore D’amato – Ho finanche sistemato la cravatta a uno dei pazienti che ci teneva molto. Ho visitato l’intera struttura partendo dalla Chiesa, fino alle stanze degli ospiti, alla serra dove producono ortaggi e, per finire, agli ambulatori per l’autismo».
Anche Barbara Funari ha sottolineato come sia importante per Roma poter contare su una struttura che sta rispondendo alla sfida di una trasformazione dei servizi per venire incontro alle nuove domande di cura delle tante famiglie con persone con disabilità. «Sono felice che tanti autorevoli rappresentati delle istituzioni del Comune e della Regione abbiano deciso di fare visita al nostro centro proprio nei giorni delle festività natalizie, un gesto di attenzione nei confronti di persone troppe volte “scartate”- ha detto Cantelmi. Il Don Guanella sta cambiando
pelle per diventare non soltanto una struttura di accoglienza ma anche di promozione umana». ·
Lo psichiatra ha spiegato che gli ospiti dell’Istituto hanno disabilità cognitive importanti, gravissime psicopatologie, autismo e che, per questo
motivo, necessitano di cure speciali che, pur nella malattia, possano assicurare loro una vita dignitosa.
«Si tratta di persone che non ricevono assistenza, non hanno un posto nella società, non hanno un lavoro, un amore, un affetto – ha spiegato Cantelmi- Abbiamo creato una residenzialità che viaggia verso forme di autonomia o verso forme del dopo di noi che consentano a pazienti gravemente danneggiati di poter conseguire obiettivi di vita anche grazie a percorsi di sviluppo psicoaffettivo. Il nostro obiettivo è riabilitare i pazienti gravissimi, quelli che vivono sepolti nelle loro abitazioni, chiusi in camere spoglie perché altrimenti sfascerebbero tutto. Ecco, noi crediamo che, anche per loro, debba esistere una possibilità di recupero. È questa l’anima del Don Guanella».